Negli ultimi tempi si sta diffondendo una brutta abitudine tanto all’interno dei confini della penisola quanto all’esterno: quella di protestare per questioni legittime ma andando a colpire elementi che poco hanno a che fare con la protesta in sé. Un modo di protestare che punta a creare una notizia con il fine di farsi sentire.
Strade bloccate a Roma
Un esempio chiaro e nitido lo abbiamo nella capitale, Roma. Oramai sistematicamente da qualche settimana a questa parte alcuni attivisti si fermano sulla carreggiata con il fine di fermare le automobili creando così dei disagi di traffico e, in qualche caso, alimentando la rabbia dei cittadini che vogliono superare il punto in questione che sia per lavoro o per altri impegni. Fatto sta che siamo già alla quarta protesta in un mese: tre volte è capitato al Grande Raccordo Anulare e una volta su Via Salaria. La prima di queste proteste aveva destato più scalpore che altro, provocando non troppe proteste ma facendo comunque innervosire qualcuno. Alla terza sul Raccordo, risalente a ieri, i toni sono stati già più diversi tra spintonamenti, trascinamenti e quant’altro.
Opere vittime di bullismo
Tra i gesti che hanno fatto più scalpore, inoltre, ci sono i trattamenti riservati a diverse opere che hanno fatto la storia dell’arte. Il riferimento, chiaramente, è a diversi attivisti. Due ragazze hanno infatti versato della passata di pomodoro su I Girasoli di Van Gogh alla National Gallery di Londra. Il fatto risale allo scorso 14 ottobre: da quel giorno sono poi stati colpiti altri quadri. Un’abitudine che si è invece diffusa già da diversi mesi e che ultimamente è tornata in voga è quella di incollarsi ai quadri. Ma cosa c’è dietro a tutti questi gesti? I principali oggetti di protesta sono le condizioni climatiche e come l’uomo continua a non accorgersi di questa. Conseguentemente il modo per farsi ascoltare è mettersi in mostra con questo tipo di manifestazioni.
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