Restituire dignità, giustizia e diritti alle persone morte e ai loro familiari, attraverso lo studio dei corpi e dei resti umani, con le scienze mediche, antropologiche e forensi. È questo che vuole raccontare il Musa, il Museo universitario delle scienze antropologiche, mediche e forensi per i Diritti umani dell’Università Statale che è stato inaugurato oggi e che aprirà le sue porte al pubblico gratuitamente a partire dal 2 novembre.
Sono già 1500 le prenotazioni arrivate dalle scuole per visitare il museo che è coordinato da Cristina Cattaneo, docente di Medicina Legale e Antropologia della Statale e responsabile del Labanof, laboratorio di Antropologia e Odontologia forense.
“Restituire dignità ai morti è anche il nostro compito, dare una dignità a chi non c’è più – ha spiegato il rettore della Statale, Elio Franzini – , non sono solo numeri, ma persone con una storia che va ricordata, l’università ha lo scopo di essere custode della dignità e della memoria”. Il museo, realizzato grazie al supporto di Fondazione Cariplo, Fondazione Isacchi Samaja Onlus e Terres des Hommes, è diviso in sei sezioni. La prima spiega come il corpo e in particolare lo scheletro rivela identità, vita e morte. La sezione storica e archeologica mostra una piccola parte della grande collezione scheletrica della Statale, qui le ossa raccontano la storia di Milano di 2 mila anni. La sezione identità racconta quanto è importante dare un’identità ai morti.
“A Milano tanti morti ancora non hanno un nome e tanti sono ancora dimenticati – ha spiegato Cattaneo – e non riusciamo ancora a restituire dignità a tanti migranti morti in mare“. Qui un video racconta le testimonianze di chi ad esempio ha perso un genitore nella strage di Linate. C’è poi una sezione crime che tratta i temi di medicina legale e una sezione vivi che racconta l’importanza delle scienze forensi per tutelare chi è vittima di violenze, abusi e torture. Infine i migranti morti nel Mediterraneo con le immagini proiettate in un video in una stanza buia del naufragio dell’aprile del 2015 lungo le coste siciliane dove morirono in quasi mille.
fonte ANSA
foto Ministero della Cultura
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